PRAL: UN METODO PER CALCOLARE IL CARICO ACIDO DEI CIBI

PRAL significa letteralmente Potential Renal Acid Load, ovvero potenziale di carico acido renale.

Il PRAL è un metodo scientificamente validato, proposto da Remer e Manz, frequentemente utilizzato per calcolare il bilancio chimico delle molecole acidificanti e alcalinizzanti di un alimento o di un integratore.

Il PRAL non stabilisce semplicemente il pH di un composto (peraltro facilmente misurabile con altri metodi), ma stima la relativa capacità di interazione con il sangue umano (del range pH compatibile con la vita: 7,38-7,42).

Semplificando, il PRAL determina l’effetto chimico acido-base di un composto sull’organismo umano, naturalmente assorbibile e metabolizzabile dall’apparato digerente sano e funzionante.

Per la stima, il PRAL tiene in considerazione le variabili di:

  1. Proteine totali
  2. Zolfo degli amminoacidi solforati
  3. Fosforo (P)
  4. Potassio (K)
  5. Magnesio (Mg)
  6. Calcio (Ca)

presenti nell’alimento, e

  1. La produzione di acidi e basi endogeni rispetto al contenuto dei singoli minerali e amminoacidi coinvolti.

NB: il PRAL non è l’unico sistema di valutazione dell’impatto chimico-nutrizionale, ne esiste anche un altro chiamato analisi delle ceneri; questa tecnica si basa sulla misura DIRETTA dei sali minerali alcalinizzanti presenti in un alimento residui in seguito alla sua combustione (stima solo il pH e non tiene in considerazione l’impatto metabolico).

Gli elementi che determinano il PRAL positivo, quindi l’abbassamento del pH sanguigno, sono prevalentemente lo zolfo (S) e il fosforo (P); al contrario, gli elementi che determinano il PRAL negativo e alzano il pH sanguigno sono: il magnesio (Mg), il potassio (K) e il calcio (Ca).

Impatto del pH sanguigno, quindi del PRAL alimentare, sull’organismo: Osteoporosi

Gli alimenti con PRAL + aumentano sensibilmente la presenza di ioni idrogeno nel sangue (H+) e la Net Acid Excretion (NAE – Escrezione Acida Netta), ovvero il parametro che si correla all’eliminazione del calcio con le urine (escrezione urinaria del calcio); questo meccanismo è decisamente fondamentale nella valutazione di una dieta sana ed equilibrata, soprattutto quando si prendono in esame alcuni soggetti ad alto rischio di osteoporosi (donne, anziani, chi ha familiarità per osteoporosi, ex rachitici ecc).

Infatti, l’escrezione urinaria del calcio favorisce il depauperamento della densità scheletrica “a prescindere dall’apporto nutrizionale di questo minerale”, alzando di conseguenza l’indice di rischio per insorgenza di osteoporosi nella terza età.

Se ne evince che, per ottenere un regime alimentare equilibrato, risulta essenziale associare SEMPRE alimenti alcalinizzanti ad alimenti con PRAL + (o integratori, ad es. proteine in polvere), con l’obbiettivo di contrastare l’abbassamento del pH sanguigno e scongiurare l’eventualità di un aumento della NAE e dell’escrezione urinaria del calcio.

Riconoscere gli alimenti alcalinizzanti

Gli alimenti alcalinizzanti sono prevalentemente frutta, verdura, leguminose e cereali integrali (non raffinati); di seguito riportiamo una breve tabella che illustra gli alimenti potenzialmente alcalinizzanti e non.

Alimenti alcalinizzanti: quali sono e perché vengono consigliati

La maggior parte delle persone confonde gli alimenti acidi e alcalinizzanti con il concetto di pH dell’alimento.

Così, secondo questa visione errata, il succo dei limoni sarebbe un alimento particolarmente acido, quando in realtà è uno dei più noti alimenti alcalinizzanti, tanto che viene addirittura consigliato in terapia per alcalinizzare le urine e prevenire – in soggetti predisposti – la formazione di calcoli renali di urati, ossalato di calcio e cistina.

L’alcalinità o l’acidità di un alimento viene attribuita non in base al ph del cibo in sé, ma a quello della soluzione in cui vengono disperse le sue ceneri, quindi in base al pH dei residui inorganici, non metabolizzati dall’organismo.

Così, per riprendere l’esempio del limone, gli acidi organici che determinano l’acidità di questo alimento sono metabolizzati dall’organismo, mentre i residui basici inorganici vengono escreti immodificati con le urine, basificandole.

Secondo questa regola, i vegetali in genere sono alimenti alcalinizzanti, mentre quelli di origine animale sono acidificanti.

Andrebbe quindi incentivato il consumo di frutta e verdura fresca, e scoraggiato quello di cereali, latticini, carne, zuccheri, alcolici, uova, caffè e funghi.

Per quanto riguardi i potenziali benefici, i fautori della dieta alcalina sostengono che un’alimentazione basata sul consumo di un 70-80% di alimenti alcalinizzanti previene molte delle malattie del benessere che affliggono la popolazione come obesità, allergie, osteoporosi, alcune forme di cancro garantendo maggiore energie e vitalità.

Nello studio sotto riportato, potrai trovare i risultati di questo approccio nutrizionale.

Per calcolare il PRAL dei tuoi pasti puoi utilizzare il calcolatore che trovi a QUESTO LINK.

Per quanto riguarda i consigli nutrizionali, attuando un protocollo Paleo si avra’ la sicurezza di avere un corretto equilibrio del propri ph.

Ad esempio introducendo 300 grammi di bistecca, 200 grammi di spinaci e 200 grammi di mela…vedrai che il Pral risulterà leggermente alcalino,quindi perfettamente equilibrato.

Un’altra dimostrazione di quanto sia efficace la Paleodieta che prevede di accompagnare alla carne grass fed ed al pesce, porzioni abbondanti di verdure e magari un frutto.

Oltre al cibo, è importante anche l’utilizzo di acque con un ph alcalino (vedi link), che andranno sempre comparate con le tabelle nutrizionali del prodotto commercializzato, visto che a volte, i valori non si equivalgono.

Potrà capitare comunque a volte di mangiare un pasto leggermente acido, ovviamente non è un problema, l’organismo dispone di ampie risorse per contrastarne gli effetti(sistema immunitario).

Il mio consiglio comunque è di non superare un PRAL +10…limite di un pasto leggermente acido.

Ti ricordo inoltre che il metabolismo del calcio è fortemente influenzato dalla Vitamina D3 e dal suo più importante cofattore,cioè la Vitamina K2 (MK-7).

Grazie per la lettura

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3195546/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6288656/

2 commenti
  1. Marco Buti
    Marco Buti dice:

    Argomento sempre più controverso.
    Vitamina K2 e Vitamina D
    Si assumono assieme?
    In quali quantità la K2 deve essere presente mediamente.

    Rispondi

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