BEN COTTO, MA NON TROPPO
La verità occulta delle Lobby dell’industria alimentare europea.
È comune preferire il cibo stracotto perché più è croccante, più è abbrustolito e più è considerato allettante e goloso.
Ma tutte queste caratteristiche celano una tetra realtà. Concretezza che, invece di conferire utilità al cibo, lo rende pericoloso per la salute del consumatore. L’entità dell’elemento capace di compromettere la sicurezza del prodotto alimentare è l’ACRILAMMIDE.
COS’ È L’ACRILAMMIDE, E IN CHE MODO SI FORMA?
L’acrilammide è una sostanza genotossica , potenzialmente cancerogena, i cui siti preferenziali sono il sistema nervoso, capace di causare polineuropatie comunemente conosciute come “malattie dei nervi” (malfunzionamento simultaneo dei nervi periferici), ed il sistema riproduttivo.
La pericolosità di questa sostanza è dovuta alla capacità intrinseca di coniugarsi con le molecole biologiche , provocandone un malfunzionamento.
Si forma naturalmente negli alimenti amidacei sottoposti a cottura ad alta temperatura ( superiore al 120 gradi), durante le lavorazioni industriali e durante la frittura oltre il punto di fumo dell’olio utilizzato, a causa di una serie di reazioni comprendenti fenomeni complessi , nel loro insieme conosciuti come “Reazione di Maillard” o imbrunimento non enzimatico. Conferisce al cibo il tipico aspetto e sapore di “abbrustolito” , che lo rende più gustoso.
Viene ascritta tra le SVHC (Substances of Very High Concern) le quali, a causa dei loro effetti tossici sulla salute , vengono definite sostanze di preoccupazione elevata. Tutte le SVHC vengono disciplinate e riconosciute da un Regolamento (CE) n.1907/2006 REACH ,del parlamento europeo (Registration , Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals).
L’Acrilammide è stata riscontrata in un’ampia gamma di alimenti, quali le patatine, le patate fritte, il pane, i biscotti, il caffè, i cereali, le fette biscottate, i crackers, le merendine confezionate e anche nel baby-food.
L’EFSA ( European Food Safety Authority ), la FAO ( Food and Agricolture Organization) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) hanno fornito documentazioni scientifiche a sostegno del fatto che l’acrilammide, oltre ad avere effetti mutagenici , aumenta il rischio d’incidenza di cancro nell’uomo, in tutte le sue fasce d’età.
Esiste anche una forma sintetica di questa sostanza che trova applicazione nella fabbricazione della plastica ,nel tabacco e per il trattamento delle acque potabili.
FATTORI CHE INFLUENZANO L’ESPOSIZIONE
Vista l’ingenza del danno, il problema sanitario esiste e non può essere trascurato, alla luce del fatto che questo è un fattore generazionale, in quanto i maggiori consumatori di alimenti ricchi in acrilammide sono proprio i bambini e gli adolescenti. Questi non solo sono fortemente esposti a dosi elevate di veleno ma il quid in più è rappresentato dalla loro fase di crescita, che peggiora notevolmente la situazione.
Un altro aspetto rilevante è quello geografico ,perché ogni Paese ha le sue tradizioni culinarie, pertanto l’assunzione media è caratteristica di ogni nazione.
BABY-FOOD
I cibi che rappresentano un pericolo per gli individui di minore età, più suscettibili come i bambini sono i prodotti a base di patatine fritte , responsabili fino al 51% dell’esposizione, il pane morbido , i cereali da colazione ,i biscotti e le patate responsabili fino al 25% dell’esposizione ed infine i dolci e i prodotti da pasticceria responsabili del 15% dell’esposizione.
Per quanto concerne i neonati rientrano in questa categoria alimenti diversi da quelli trasformati a base di cereali, prodotti a base di patate ,fette biscottate e biscotti responsabili fino al 60% dell’esposizione.
COME RIDURRE L’ESPOSIZIONE DA ACRILAMMIDE
Il consumatore può proteggersi attuando una serie di accorgimenti domestici, che dovrebbero stare alla base della buona cucina salutare, i quali contribuirebbero ad evitare la formazione di questa sostanza, come per esempio bollire i cibi o cuocerli a temperature inferiori ai 120 gradi. Imparare a leggere le etichette è un fattore di prevenzione fondamentale, per riconoscere la presenza/esistenza di acrilammide nei prodotti alimentari, allo scopo di avere consumatori più consapevoli.
Alcune accortezze ,relative alle specifiche categorie principali di prodotto imputate alla formazione dell’acrilammide , possono essere:
- per le PATATE
Mantenere la temperatura di conservazione del tubero superiore a 8 gradi, prediligere cultivazioni di stagione, lasciare in ammollo per almeno 30 minuti o sbollentare per circa 6 minuti, in acqua e aceto prima della cottura;
- per i CEREALI,PIZZA,PANE E DOLCI
Preferire farine raffinate addizionate con altre fibre o farine integrali, prediligere la lunga lievitazione e cuocere per tempi più lunghi mantenendo la temperatura costante e bassa.
In generale , per qualunque prodotto alimentare, data la correlazione della presenza di acrilammide al colore brunastro, è consigliabile controllare sempre il colore alla cottura, il quale deve essere dorato e non marroncino.
DOSI TOLLERABILI
È stato stabilito dall’EFSA un “limite inferiore dell’intervallo di confidenza relativo alla dose di riferimento” (BDML), inteso come un intervallo di dosaggio entro il quale l’acrilammide causa una lieve ma misurabile incidenza di tumori e potenziali effetti diversi. Questo parametro per i tumori fa riferimento a una dose di 0.17 mg/kg di peso corporeo, al giorno; per gli altri effetti pertinenti la dose stabilita è di 0.43mg/kg di peso corporeo, al giorno.
Sulla base del BDML è stato stabilito il “livello di allarme” , per la salute, noto come il MOE.
Il MOE per le sostanze genotossiche e cancerogene, pari a 10’000 o più, rappresenta, secondo l’EFSA, un problema di lieve preoccupazione alla luce dei dati , riferiti all’acrilammide, secondo i quali il MOE per gli adulti è 425 e 50 per i bambini.
Per le sostanze che producono altri effetti pertinenti il MOE indicatore di assenza di allarme per la salute pubblica , è di circa 100.
Nella fattispecie il MOE , per gli effetti neurologici legati all’esposizione da acrilammide, è pari a 1’075 per gli adulti e 126 per i bambini.
Questi intervalli, parer si voglia, indicano un ingente pericolo e un’importante allarme per la salute dei consumatori.
Tutti questi parametri indicativi non fanno alcun riferimento a dei LIMITI LEGISLATIVI veri e propri, ma rappresentano delle linee guida che le industrie alimentari NON sono obbligate a seguire. Che vengano quindi intese dal consumatore come delle raccomandazioni utili per cercare di mantenere l’esposizione di queste sostanze a livelli bassissimi.
CON L’ACRILAMMIDE CI SI AMMALA , MA SENZA L’ACRILAMMIDE LE MULTINAZIONALI GUADAGNANO DI MENO…
DOVE STA L’ARCANO?
C’è qualcosa che non quadra, un vero e proprio qui pro quo , alla base del quale ci sta proprio la Lobby dell’industria alimentare.
Per allungare la SHELF-LIFE dei prodotti alimentari le industrie processano gli alimenti con le alte temperature, ed è proprio che a causa di queste si forma l’acrilammide.
Consapevole della riguardevole minaccia per la salute pubblica, la Commissione europea aveva preparato un procedimento legislativo da sottoporre al Parlamento europeo, bozza che , dopo le proteste della Lobby dell’industria europea di cibo, era stata letteralmente stralciata, creando così uno scandalo permanente degno di nota.
Il quotidiano inglese “The Guardian” ha ricostruito questa vicenda raccontando doviziosamente lo scandaloso dietrofront della Commissione europea.
Questa ha abbandonato il piano di fissare dei limiti legali ad una sostanza chimica pervasiva, collegata all’insorgenza di cancro.
A parer di popolo, ci si trova dinanzi ad un “indebito condizionamento” da parte dell’industria alimentare nel processo legislativo europeo.
I livelli di acrilammide potrebbero essere ridotti utilizzando additivi vari o modificando la temperatura per la cottura degli alimenti e i metodi di conservazione. Ma tutto questo influenzerebbe le procedure e i costi delle industrie, le quali non hanno fatto a meno di manifestare il proprio malcontento.
Un regolamento dell’UE del 2017 , con applicazione nel 2018 , che aveva come fine ultimo quello di stabilire protezioni sanitarie più robuste, invitava le industrie a fornire dei test regolari dei loro prodotti per garantire che l’applicazione dei codici di condotta siano efficaci nel mantenere i livelli di acrilammide molto bassi.
Martin Pigeon, un portavoce del Corporate Europe Observatory, riferì che quel documento, che mostrava le nobili intenzioni originali della Commissione europea, era stato annientato dalle pressioni delle Lobby.
Questa situazione mostra che l’industria ha avuto un influenza indebita sul successo di questa proposta.
In virtù di tutto questo circa 160’000 persone hanno firmato una petizione per chiedere all’ UE di fissare dei limiti legalmente vincolanti.
Articolo redatto da Maria Claudia Di Cuzzo, aspirante biologa.
Riferimenti:
https://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/acrylamide
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_262_allegato.pdf
https://www.safefoodadvocacy.eu/acrylamide/
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