DIGIUNO INTERMITTENTE E CHETOGENICA: COSA DOVRESTI SAPERE?
Cercherò di condensare e semplificare un argomento complesso alla luce delle ultime ricerche a livello internazionale.
Il digiuno intermittente è in pratica il non mangiare nulla per circa 13/18 ore nell’arco di una giornata .
Ultimamente se ne parla molto e ci sono diversi modi per praticarlo, qui mi soffermerò su alcuni studi interessanti, pubblicati su riviste scientifiche.
Ad esempio, i musulmani osservanti non mangiano né bevono durante le ore diurne nel periodo del Ramadan, praticando, in effetti, un mese di digiuno intermittente prolungato.
Uno studio ha confrontato due valori legati agli stati infiammatori: l’interluchina 6 e la proteina c-reattiva.
Una settimana prima del Ramadan, durante l’ultima settimana di Ramadan e 20 giorni dopo il Ramadan.
I risultati sono stati che il digiuno diurno diminuiva i livelli di interluchina-6 e proteina c-reattiva di circa il 50% rispetto ai valori pre-Ramadan, al contrario, un gruppo non a digiuno, valutato allo stesso periodo, non ha
mostrato variazioni di questi due valori.
Questi dati suggeriscono che il digiuno intermittente prolungato riduce sostanzialmente l’infiammazione.
Oltre a ciò ci sono anche prove che il digiuno intermittente migliora la salute cardiometabolica; tuttavia, non era noto se questi effetti fossero dovuti unicamente alla perdita di peso.
Ecco che è stato condotto il primo studio controllato di alimentazione per verificare se il digiuno intermittente avesse benefici indipendentemente dalla perdita di peso.
Gli uomini con prediabete sono hanno seguito un programma che concentrava l’alimentazione in 6 ore, con l’ultimo pasto della giornata prima delle 15:00, per diverse settimane, migliorando così la sensibilità all’insulina, la
pressione sanguigna, lo stress ossidativo e l’appetito.
Altri studi sperimentali indicano che il digiuno influenzi anche l’impatto che ha la chemioterapia.
Ad esempio, diversi ceppi di topi iniettati con una linea cellulare di neuroblastoma aggressivo, sono stati affamati per 48-60 ore prima di ricevere la chemioterapia ad alte dosi.
Tra i topi che mangiavano normalmente, oltre il 40% moriva per la chemioterapia; al contrario, tutti i topi a digiuno, sopravvissero e nessuno mostrò alcun segno visibile di tossicità.
Lo studio spiega che la chemioterapia danneggia il DNA nelle cellule in divisione, in particolare nelle cellule del sangue; nelle cellule normali, il digiuno rallenta il ciclo cellulare e quindi si rivela protettivo per le cellule sane.
Tuttavia, le cellule tumorali non rispondono alla fame rallentando la divisione cellulare e il loro alto tasso replicativo continuo le rende più vulnerabili alla chemioterapia.
I ricercatori auspicano che gli studi attualmente in corso nell’uomo, possano rivelare ulteriormente, come il digiuno possa essere di aiuto in relazione alle risposte infiammatorie, i sintomi depressivi e dell’affaticamento e i
cambiamenti cognitivi indotti dalla chemioterapia.
Dopo queste considerazioni dobbiamo concludere che per avere i benefici del digiuno sia indispensabile non assumere nulla, solo acqua?
Non necessariamente.
I regimi di digiuno più comuni e pratici attualmente in uso sono i digiuni 16/8 e 24 ore su 24.
Il regime 16/8 prevede mangiare in una finestra di 8 ore e digiunare per le restanti 16 ore al giorno, mentre i digiuni di 24 ore possono essere fatti un paio di volte a settimana.
Si tratta davvero di scegliere quale è più pratico al proprio stile di vita individuale.
In generale, non mangiare favorisce l’autofagia.
L’autofagia (o autofagocitosi ) (dal greco antico αὐτόφαγος autóphagos , che significa “auto-divorante” è il meccanismo naturale e regolato della cellula che rimuove componenti
non necessari o disfunzionali. Permette il degrado ordinato e il riciclaggio dei componenti cellulari.
L’esperto di nutrizione Jason Fung, MD, descrive questo processo in questo modo:”Stimolando l’autofagia, stiamo eliminando tutte le nostre vecchie proteine spazzatura e parti cellulari.
Allo stesso tempo, il digiuno stimola anche l’ormone della crescita, che dice al nostro corpo di iniziare a produrre alcune nuove parti per il corpo. Stiamo davvero dando al nostro corpo la ristrutturazione completa.”
L’autofagia si attiva a seguito di privazioni nutritive, alcune forme di esercizio fisico e diversi tipi di digiuno.
Durante quest’ultimo, quando non mangiamo, i nostri livelli di insulina scendono e il glucagone sale.
Ciò consente al corpo di identificare le cellule danneggiate e distruggerle.
Le proteine attivano un enzima chiamato mTOR, che è un potente inibitore dell’autofagia, mentre i carboidrati causano un aumento dell’insulina e una corrispondente diminuzione del glucagone.
Al contrario, i grassi, hanno meno impatto sull’autofagia, ecco perchè alcune persone trovano utile consumare piccole quantità di olio di cocco o burro durante un digiuno e in questo modo le ore di digiuno sono meno difficili
da sostenere e allo stesso tempo non se ne perdono i benefici.
Con queste valutazioni si comprende che spesso un digiuno parziale in cui nella giornata si assumono poche calorie dalle 300 (per le donne ) alle 600 (per gli uomini) preferibilmente dai grassi, potrebbe ,nella maggioranza dei
casi, far raggiungere ottimi obiettivi o addirittura migliori del digiuno di sola acqua.
Il motivo secondo alcuni ricercatori risiede nel fatto che assumendo alcune calorie con alimenti ricchi di sostanze nutritive si favorisce l’espulsione di tossine rilasciate in seguito al digiuno.
Cosa si potrebbe allora bere nei giorni o ore di digiuno?
Acqua, Tè, Infusi, Caffè, Brodo fatto in casa
Cosa aggiungere nelle bevande?
Olio di cocco, Olio MCT, Burro Ghee ( biologico di animali allevati al pascolo), Panna (biologica, da animali allevati al pascolo e preferibilmente non pastorizzata)
CONCLUSIONE
Il digiuno è altamente sinergico con diete a basso contenuto di carboidrati e chetogeniche a causa della ridotta fame e del fatto che il corpo è già pronto a bruciare i grassi.
Questo è il motivo per cui applicare una dieta a basso contenuto di carboidrati può conferire ulteriori dei benefici di un digiuno.
I digiuni possono essere impostati in modo differente e come abbiamo visto, non esiste un solo metodo, solitamente il digiuno di sola acqua, a parte casi molto particolari e con obbiettivi specifici indicati dal medico, non
conferisce particolari benefici al confronto con digiuni parziali.
Gli studi in questo campo proseguono e rivelano sempre più piacevoli sorprese.
Oltre ad informarsi bene è sempre utile prima di praticare certe forme di digiuno, farsi guidare da medici esperti in questa pratica.
RIFERIMENTI
https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29754952&prev=search https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2868080/&prev=search https://www.diabetes.co.uk/blog/2017/10/autophagy-process-changing-understanding-diet-disease/
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